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<< IN FRETTA E FURIA! >> - consiglia il maestro.

Un pover 'uomo s'arrangiava da sé nel costruire un piccolo nido di mattoni per la sua famiglia, non avendo sufficiente denaro per pagare chi di quel mestiere ne faceva una professione.

Mattone dopo mattone ,la pazienza e la perseveranza di Achille, così era il suo nome, iniziavano a dare piccoli risultati.

Un dì si presentò un tale con fare frettoloso, Uragano era il suo soprannome, perché portava scompiglio ovunque andasse. In paese lo conoscevano tutti ,la gente cantava le sue gesta ed egli si vantava d’esser così popolare ,poco gli importava quale fosse il motivo.

Voci di paese l'avevano informato sull'impresa di Achille, così pensò bene d'andare ad offrirgli un po' della sua saggezza. Con fare sicuro, arrogante e saccente, si presentò dal pover'uomo, promuovendosi a maestro della situazione. Espose la sua teoria sul da farsi per realizzare l'opera tanto attesa dal pover’uomo. Farfugliava e si dimenava scoordinatamente per mostrare all'uomo come migliorare il suo lavoro portandolo a termine più rapidamente. Così dicendo diede colpi di martello alla casetta, come a voler sottolineare la precarietà di un'abitazione lavorata in quella maniera. Mentre ridacchiava soddisfatto ,gli cadde addosso parte della costruzione sollecitata dal suo intervento. Imprevisti del mestiere che Uragano parve non gradire. Non sorrideva più. S'allontanò zoppicante puntando il dito contro Achille ed agitandolo ripetutamente in alto e in basso, come a dire Non finisce qua!>> ,mentre lo fissava con sguardo minaccioso .Intanto Achille si chiedeva: Ma cosa vorrà quell'uomo da me? Chi gli ha chiesto nulla...Ora mi toccherà rifare tutto ... Quanto altro tempo ci vorrà? Povera mia famiglia, povero me!>> .Il volto di Achille si tinse di sconforto.

Per qualche tempo il pover'uomo fermò il suo progetto ,s’ammutolì, nessuno riusciva a parlargli , nemmeno la moglie, che viveva assieme ai suoi due figli temporaneamente  ancora con i nonni .Il suo silenzio durò a lungo, avvisò la moglie che non sarebbe stato di ritorno per un po’ di tempo, forse un anno forse due, chissà! La moglie non capì, ma accettò con dolore il suo volere, aveva fiducia nel suo uomo. Nei mesi che seguirono Achille si rimise all'opera e l'entusiasmo tornò ad essergli da compagno, lavorò assiduamente in un silenzio intervallato dalle voci di una vecchia piccola radiolina, a cui era molto legato. Si sentiva libero , non voleva che qualcun'altro interferisse con il suo progetto. Era sicuro che ce l'avrebbe fatta ,niente e nessuno poteva fermarlo .Dimagrì molto il quei mesi, ma il suo volto era radioso ,finalmente la sua casetta era nuovamente in piedi. In una delle tante notti trascorse accanto al suo nido in costruzione ,Osvaldo l'Uragano tornò a fargli visita accompagnato da due giovani. Dopo essersi accertati che nessuno fosse in casa ,i due ragazzi estrassero una bomba, presero una miccia, la sfregarono su di una pietra e l’accesero. Poi s’allontanarono a gambe levate ,mentre Uragano si godeva  la scena seduto comodamente a distanza .Il sonno di Achille fu rotto da quel botto assordante, che non intaccò la sua persona. Quando aprì gli occhi pensò d’aver fatto solo un brutto incubo. Invece era tutto reale. Uragano era soddisfatto, si era fatto giustizia da solo come aveva minacciato tempo addietro. Fiero, prese a fumarsi una sigaretta mentre ridacchiava sulla sventura del poveraccio. Poi s’alzò e s’avvicinò ad Achille. Nella poca luce del tragitto inciampò in un recipiente colmo di cemento fresco e nella foga di liberarsene cadde nuovamente e rotolò divenendo una grigia cotoletta impanata di cemento .Imprecando al cielo e ai santi scappò da quella casa, a suo modo di vedere ,maledetta. Il tragitto per il ritorno in paese era lungo e lui era stanco ,così s'addormentò addossato su di un grande sasso. Dormì profondamente ,era molto stanco. Si destò in tarda mattinata coccolato dal sole estivo. Fu il primo sbadiglio di quel giorno ad annunciargli l'inizio di una paralisi da cui la sua amica fretta avrebbe preso per sempre le distanze. Non un braccio, non una gamba, non una mano poteva muovere, solo qualche dito era libero dal cemento e le sue palpebre. Nessuno poté udire i suoi lamenti e le sue urla ,era troppo lontano dal paese. Due giorni dopo Achille lo trovò con gli occhi fermi ,spalancati al suo triste destino.

Seguì un gran vociare tra la gente sulla fine di Osvaldo l'Uragano, tutti parlavan di lui, ma sempre con un risolino che sicuramente Osvaldo non aveva previsto. Il suo corpo imbalsamato dal cemento fu fenomeno d'attrazione per il popolo ,incrementò il turismo Fu proprio Achille ad occuparsi del turismo e delle cure necessarie all’integrità della statua in cemento. Con i soldi del turismo costruì un hotel, dove vi abitò e lavorò con la sua bella famiglia.

 

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